Happy birthday, Mr. President
Io non ho fiducia. Purtroppo, aggiungerei; ma tant’è.
Non ho fiducia (e poi una serie di sentimenti aggressivi e disgustati) nei nuovi governi, nei nuovi presidenti del consiglio, nei politici di ogni ordine e grado.
Ne deriva che neppure l’elezione di un nuovo Presidente della Repubblica mi faccia pensare a una svolta, mi alleggerisca l’anima facendomi intravedere scenari migliori, mi spinga a fidarmi.
Eppure, siccome il mio animo scettico e deluso ha ancora barlumi di beata stupidità e di speranza soffocati qui e là, io voglio immaginare che un Presidente della Repubblica una dirittura potrebbe un po’ ancora darla.
Solo che questo Paese, e pure il resto del mondo, si dovrebbero capovolgere quasi del tutto per rimettere le cose a posto. Bisognerebbe prendere ogni settore, ogni ambito, ogni ufficio, ogni pensione – e scardinarlo dalle basi, azzerarlo, per rimetterlo su in maniera decente, onesta, giusta, ragionevole, umana.
Mi rendo conto che è un’operazione molto complicata, che la sua portata potrebbe sopraffare anche il più dedito degli uomini; e allora forse basterebbe cominciare da una cosa: lo so, è una banalità, ma forse – solo per cominciare – basterebbe che il nuovo Presidente della Repubblica (riguardo al quale si fa tanto parlare di arbitro, garante, schiena dritta) si impegnasse a riportare nell’onestà e nella giustizia e nella ragionevolezza e nell’ordine l’ambito di interesse di una puntata di Report o di Presa diretta.
(Peraltro, sarebbe pure facilitato, visto che il lavoro glielo avrebbero già fatto in buona parte loro; e ovviamente, considerando pure le puntate passate, ché tanto non credo quella roba sia stata mai rimessa a posto da nessuno).