Un anNO Berlusconi
Il 12 novembre scorso era l’anniversario delle dimissioni (dimissioni…) di Berlusconi. Un anno.
Mentre davo un occhio a La Stampa online, ho trovato un filmato che ripercorreva alcuni avvenimenti di quella giornata, e soprattutto registrava le reazioni della gente per strada a Roma. A parte il fatto che io credo di aver desiderato vivere a Roma solo (con tutto il rispetto per Roma, ma sto bene qua) in occasione delle monetine a Craxi e di questo 12 novembre. La possibilità di scendere un momento di casa e trovarsi al Raphael o a Palazzo Grazioli (oddio, per Roma “scendere un momento di casa e trovarsi” non è proprio l’espressione adatta; ma insomma, è un fatto psicologico) dev’essere impagabile.
Comunque, guardando il filmato mi sono commossa. È pur vero che una volta mi sono commossa anche guardando i Robinson (quindi faccio poco testo), però vedere quelle persone felici, entusiaste, cariche di un’energia rabbiosa ma insieme speranzosa, mi è sembrato proprio bello. Perché era una ventata di vitalità, perché c’era senso di liberazione, perché le persone erano contente; e poi perché mi sono sentita vicina a quelle persone, simile a loro – e non è una cosa facile per me.
Poi, dopo il primo lacrimevole sdilinquimento, mi sono arrabbiata e avvilita – perché quest’anno mi sembra passato invano, perché questo Paese non mi pare stare meglio. E diciamo pure che a me il governo Monti fa voltare lo stomaco – ma assai, non poco.
Certo, non tornerei mai e poi mai indietro, ma il cambiamento che desideravo contemplava una fine di Berlusconi e del suo mondo decisamente più netta. Quello che desideravo era non vederlo né ascoltarlo più (poteva per esempio andare ad Hammamet pure lui; ma magari, se gli dei ci sono propizi, andrà in Kenia con Briatore – chissà), non vedere tutto quello che gli girava e gli gira attorno, quello che significava e significa; non vedere più tutti (tutti) quei politici, parlamentari, sottosegretari e simili – che in questi anni si sono appiattiti e hanno approfittato di quel malcostume (parola soave per la merda di cui stiamo parlando). Non vedere più quel malcostume dilagare in ogni ambiente, in ogni ambito e anfratto della nostra quotidianità.
Lo so: è un sogno; e in ogni caso i cambiamenti hanno bisogno di tempo, ma se ne stanno prendendo troppo. Spesso sento dire che gli ossessionati da Berlusconi (io dovrei figurare tra questi, credo) sono persone fallite o cattive o invidiose, che non hanno altro a cui pensare.
Mi sento di dire ufficialmente che è una stronzata. Ma come fai a non essere ossessionato da uno che ti ha devastato il Paese, e dunque in qualche modo la vita; uno che ha fatto macerie, sporcato, imbruttito, violentato, depredato, umiliato, sfruttato.
Io penso piuttosto che sia sbagliato, colpevole, delittuoso non esserne ossessionati. Bisogna ricordarselo ogni giorno, e ogni giorno essere molto, molto arrabbiati.
Il filmato comunque era questo.